Borse per viaggiare in bicicletta: quale scegliere?

tecnica & pratica

Borse per viaggiare in bicicletta

Aggiungerò la mia opinione alla querelle annosa. Nemmeno troppo annosa, visto l’avvento recente del bikepacking – o almeno della sua popolarità. Mi riferisco al tema delle borse per viaggiare in bicicletta.

Mentre i primi pannier pare siano stati brevettati in New Jersey già nel 1884, praticamente agli esordi della bicicletta moderna e fossero ispirati alle borse da animale da soma.

D’altronde i primi cicloturisti viaggiavano in draisina, hobby horse!

Il mercato delle borse da bicicletta evolve, ma anche il modo di viaggiare in bicicletta evolve e le esigenze mutano nel tempo e con le opportunità. Io dico che dipende.

Dipende dalla bicicletta e dal tipo di viaggio che si voglia intraprendere. E dipende da come noi stessi evolviamo come cicloviaggiatori.

Borse per viaggiare in bicicletta

La configurazione classica del cicloturista con le borse da touring laterali (pannier) prevede un portapacchi posteriore e uno anteriore (verificate il carico massimo dichiarato dal produttore), che alloggiano rispettivamente due borse da 20/30 lt e due da 15 lt.

Una borsa da manubrio (handlebar bag) completa il set e contiene l’occorrente per le soste, i documenti, il telefono e gli oggetti preziosi o da raggiungere con comodità.

Peso e baricento della bici carica cambiano, bisogna abituarsi. Fondamentale è razionalizzare la distribuzione dei contenuti e fissare le posizioni delle borse perché non intralcino la pedalata.

Le due borse posteriori, sul portapacchi, sono un buon avvicinamento alla pratica del viaggio in bici. Se ne trovano di ogni qualità e prezzo.

Le impermeabili sono raccomandabili (ma ho viaggiato in Inghilterra e Scozia con borse non impermeabili e basta dotarsi di un sacchetto waterproof all’interno).

La qualità del sistema di aggancio al portapacchi e la stabilità del carico sono importanti. Attenzione a non sfruttare tutta la capienza ma limitarsi al necessario.

Bikepacking sì o no?

La ‘scoperta’ del gravel, del mondo che sta fuori dalla strada senza essere MTB, e della possibilità di mescolare asfalto e brecciolino, sta aprendo a un modo diverso e più completo di intendere la bicicletta e il viaggio, e fornisce lo spunto a un nuovo mercato.

Le nuove bici gravel, con passaggio ruota più generoso, sono fertile terreno di sperimentazione per il bikepacking, il bagaglio disegnato sui volumi del telaio, che si installa senza bisogno del portapacchi.

Le borse da bikepacking assumono, quindi, forme geometriche e si insinuano nel triangolo principale, tra il sottosella e il tubo sella, negli spazi della piega o delle diverse fogge di manubrio da viaggio, sulle forcelle e sul tubo orizzontale.

Inutile evidenziare come questa soluzione alleggerisca notevolmente il peso della bicicletta carica, sia perché la capienza delle borse costringe a una selezione più accurata, sia perché evita il peso e l’ingombro dei portapacchi tradizionali, applicandosi direttamente al telaio.

Impone però rigore nello stoccaggio dei contenuti ed è un po’ più laboriosa da gestire e posizionare. La differenza si nota nei dettagli e il sistema di fissaggio al telaio diventa garanzia (o meno) di una buona esperienza in sella.

A ognuno la sua soluzione

Ancora, stiamo assistendo in tempi recentissimi a un’ulteriore specializzazione del bikepacking, che si sta spostando sul segmento strada: il già esistente credit card travel sta trovando nelle borse bikepacking dedicate, la sua realizzazione più compiuta.

Certo, i velominati (gli illuminati della bici da strada, googlateli per conoscerne le regole) inorridiranno nel vedere addobbare la bdc (bici da corsa), ma sono prodotti di alta qualità progettati guardando alla prestazione e alle esigenze del viaggio leggero.

Esistono anche altre soluzioni, tra le quali il portapacchino a sbalzo dal tubo sella, valido solo per piccoli pesi e piccoli ingombri altrimenti sbilancia il peso, trovandosi molto in alto; viceversa meglio adottare un sottosella di media capienza, più snello ed ergonomico.

Ecco noi, per esempio. Le abbiamo provate un po’ tutte. È la maniera migliore per scegliere.

Io viaggio così!

Il mio primo viaggio serio in bicicletta (LEJOG), “solo”, come si dice adesso, l’ho fatto con la mia vecchia Cadex in carbonio (coi tubi incollati!) per la quale ho trovato un portapacchi old man mountain, adattabile alle bdc senza occhielli.

Mi hanno prestato pannier inglesi non impermeabili con sgancio rapido e borsa da manubrio con finestra per le cartine – si viaggiava ancora così.

Ho poi iniziato a viaggiare con bici da viaggio vere, con portapacchi: due borse posteriori e borsa anteriore da manubrio, tutte tedesche e impermeabili.

Finché l’estate scorsa, per il tour dei colli francesi del Tour, abbiamo attrezzato le nostre bici da corsa carbonio con borse bikepacking italiane: sottosella, manubrio e node, sull’orizzontale.

Perfette per viaggiare leggeri su strada e affrontare salite impervie e ardite discese. Con noi, l’essenziale: un cambio tecnico, un kit da pioggia, un sandalo e abbigliamento semi-civile. Carta di credito per cibo e hotel.

Il consiglio è quello di farsi prestare il materiale (in fondo, chi non ha un amico cicloturista di lunga tratta?) per provare, anche solo per un fine settimana, come ci si trova e capire se la propria anima è più per le borse al telaio o per i vecchi pannier.

Perché forse la via aurea, come spesso, è quella media: una sapiente combinazione delle due configurazioni, touring e bikepacking.

 

 

Daniela Schicchi

Marco Pastonesi

Paola Gianotti

Alberta Schiatti

Paolo Tagliacarne

Paolo Della Sala

Anna Salaris

Francesca T

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