Il giorno del gregario

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eroici gregari

eroici gregari

Sono un po’ colf e un po’ tutor. Molto badanti e molto assistenti. Spesso anonimi e spesso invisibili. Sempre vigili e sempre guardie. Sono i gregari.

Se giocassero a calcio, sarebbero mediani. Se giocassero a rugby, terze ali, ma anche piloni. Se fossero boxeur, sarebbero incassatori. Se fossero alpinisti, sherpa. Se fossero alpini, muli. Sono i gregari.

Se avessero quattro zampe, sarebbero cani san bernardo. Se avessero quattro ruote, ambulanze o pick-up. Se avessero quattro lati, quadrati. Se avessero quattro remi, il quattro con, con il cuore. Se avessero una tabellina, si farebbero in quattro. Sono i gregari.

Inglesi e francesi, cambiando solo l’accento, li chiamano “domestic”, gli spagnoli “aguador”, per gli appassionati di cinema potrebbero essere tanti Doctor Watson, per quelli di letteratura tanti Sancho Panza, per quelli di fumetti tanti Pippo. Sono i gregari.

Gregario deriva da gregge, il massimo del gruppo, del clan, della comunità. Nel gregge pedalare diventa respirare la stessa aria e la stessa atmosfera, coabitare, convivere e condividere, fatica e sacrifici, chilometri e – se il capitano vince – premi. E così tirare, inseguire, cucire, lanciare, portare, spingere sono tutte voci del ruolo di gregario.

Il gregario è un maggiordomo senza vassoio ma con manubrio, è un delfino senza pinne ma con coda, quella del gruppo e della classifica, è un’ombra, anche di vino, è una spalla anche se di spalle ne ha due e spesso sono state rubate all’agricoltura, è un angelo custode, anche se a volte diabolico, più che altro è un martire.

La classe non sarà acqua, ma il gregario se ne fa carico. Non di classe, ma di acqua. Una volta si fermava alle fontane, poi ha cominciato ad assaltare bar e osterie, adesso si rifornisce dall’ammiraglia, che non è una donna in carriera militare, ma l’auto del direttore sportivo, depositaria di borracce e barrette, ruote e telai, e speriamo che l’elenco si chiuda lì.

Il gregario ha molti periodi di soma e pochi attimi di fama. Sarebbe onesto riconoscergli almeno un momento di gloria, valido per tutti, una volta l’anno. Dopo il giorno della civetta e il giorno più lungo, dopo il D-Day e il Day Tripper, dopo un giorno di ordinaria follia e un giorno di guai, a grande richiesta ecco il giorno del gregario. O forse il giorno c’è già: ma è il primo maggio o il primo novembre?

Marco Pastonesi

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