Da Bologna a Firenze (Raticosa Futa e Pratolino)
Da Bologna a Firenze (Raticosa Futa e Pratolino)
Da Bologna a Firenze (Raticosa Futa e Pratolino)

DA BOLOGNA A FIRENZE (Raticosa Futa Pratolino)

Bologna / medio / 112 km / 1700 D+

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DESCRIZIONE

Da Milano a Roma in bicicletta / terza tappa
Bologna e Firenze sono collegate da più strade, una delle più antiche e oggi meno frequentate è quella che passa per la Futa, per la precisione dalla Raticosa e  poi dalla Futa. 

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Passi cari a Gastone Nencini, classe 1930, da Barberino del Mugello, vincitore del Giro d’Italia nel 1957, del Tour nel 1960, abilissimo in discesa. Nel suo palmares anche un Giro dell’Appennino nel ’62, dove ovviamente giocava in casa.

La maggiore preoccupazione per chi affronta questa strada in bicicletta, non è tanto il dislivello quanto il fatto che questa strada, zitta per definizione, la domenica è letteralmente invasa da motociclisti lanciati in pieghe assurde e per noi lenti ciclisti pericolose e fastidiosissime.

Un lungo e tranquillo preliminare in pianura dal centro di Bologna. prima di iniziare la altrettanto lunga e tranquillamente pedalabile salita. A Zula la quota è di 320 mslm e qui cambia un poco la pendenza, ma il tono della salita resta da conversazione. Si pedala chiacchierando, si chiacchiera pedalando. E si chiacchiera a lungo perchè la strada non finisce mai. Breve sosta alla Raticosa, poi un lungo vallonato fino alla Futa, quindi discesone su Firenze, con la sola interruzione del duro strappo di Pratolino. Sulla cui colma, è d’obbligo la sosta al bar di Guido Boni, gregario di Bartali (che gli ha fatto da testimone di nozze e la foto, piccola, è appesa in un angolo sperduto del bar…).

Da qui solo il discesone, con splendida vista su Firenze, poi ingresso in città lungo la via Bolognese. Totale della giornata poco più di 100 chilometri con 1700 metri di dislivello.

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PROFILO TECNICO

Da Bologna si esce in direzione della stazione di San Ruffillo da qui una lunga cavalcata seguendo il falsopiano in salita del torrente Savena, fino a Pianoro, dove il falsopiano finisce e comincia la vera salita

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A Rastignano si abbandona però la strada principale, portandosi sulla parallela meno trafficata sulla sinistra orografica del torrente Savena. A Pianoro Vecchia con un paio di tornanti ci si stacca dal fondovalle del Savena e la pendenza inizia ad aumentare. Da Zula a Loiano si sale di 400 metri in 17 chilometri. In altri 8 chilometri si gaudagnano 150 metri di quota arrivando a Monghidoro, il paese di Gianni Morandi. Altri 6 chilometri e poco più di 100 metri di dislivello per il passo della Raticosa (generalmente le moto si fermano qui).

Pietramala, La Casetta, Covigliaio, Traversa….13 chilometri di percorso vallonato separano la Raticosa dalla Futa. Il secondo è di una cinquantina di metri più basso, rispetto al primo. Poi discesona fino al lago del Bilancino. Dove, un poco sopra, restando alti prima del viadotto che lo attraversa, vale la pena di fermarsi e guardare. Semplicemente guardare, niente altro. Muti e guardare. E allora il paesaggio ci saprà ricambiare per questo nostro muto guardare (come quando gli zingari di Jannacci arrivarono al mare).

Dalla Futa al lago sono 15 chilometri di discesa, poi spiana, tendenzialmente ancora in discesa. San Piero a Selve, tra Tagliaferro e Vaglia, inizia lo strappetto di Pratolino, prima del discesone con vista, verso Firenze. Si entra in città dalla via Bolognese, strappo fastidioso verso il Giardino dell’Orticoltura, e si è in città.

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