Illustrazione: Isabella Giorgini
Pulire smontare ordinare aggiustare
Ovvero, proligomeni della manutenzione della bicicletta ai tempi del Covid-19.
In altri tempi il riferimento sarebbe (stato) a Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, di Robert Pirsig.
Ma “Ramazzo dunque sono”, dal titolo di un recente articolo di Serra, oggi rende meglio l’idea: l’igiene domestica come strumento di manutenzione dell’interiorità.
Cicloturismo e coronavirus? Io riparo la mia bicicletta…
Mentre la Rete ci tiene legati al “fuori”, la pulizia della casa mantiene salda (e linda) la nostra interiorità, il “dentro”. “In un ritrovato equilibrio tra il corpo in movimento e la mente che lo governa”.
Mi cito: “L’invito diffuso (nell’imparare a manutenere la bicicletta) è a richiamare a sé le capacità di pulire, smontare, ordinare, aggiustare, per restituire alle mani il ruolo di strumento di conoscenza del mondo.
Riconoscere rumori molesti e anomali, vedere le cose quando sono fuori posto, imparare ad aggiustare ciò che è rotto o registrare quello che non funziona bene, allarga le nostre possibilità, ci affranca dalla dipendenza e ci rende un pochino più liberi e capaci.” (Come fare… La manutenzione della bicicletta, Sistemi Editoriali, 2016)
Alla riconquistata libertà e acquisita competenza, si aggiunga il potere terapeutico della cura della bicicletta. La soddisfazione nel capire cosa non va, sapere cosa fare, farlo con le proprie mani. E aggiustarla. Insomma, usare le mani e fare.
Prendendo il giusto tempo per osservarla con occhio attento, nell’insieme e nel dettaglio, (an)notandone caratteristiche e peculiarità, e per ascoltarla; per le pulizie di primavera, in attesa di tornare a pedalare in strada; o per mantenerla efficiente sui rulli, per chi li ha.
L’immersione in questa attività è benefica, ve lo assicuro. E’ di per sé un viaggio. La prossima volta magari vi racconto anche da dove si parte.
Francesca Turbolenta Luzzana
Alla prossima puntata. Seguici lettore.
